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Read the Bible from start to finish, from Genesis to Revelation.
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Nuova Riveduta 2006 (NR2006)
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Giobbe 1-4

Il prologo(A)

(B)C’era nel paese di Uz[a] un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male.

Gli erano nati sette figli e tre figlie; possedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia di buoi, cinquecento asine e una servitù molto numerosa. Quest’uomo era il più grande di tutti gli Orientali[b].

I suoi figli erano soliti andare gli uni dagli altri e a turno organizzavano una festa; e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro. Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro». Giobbe faceva sempre così.

Giobbe accusato da Satana

(C)Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al Signore, e Satana[c] venne anch’egli in mezzo a loro. Il Signore disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al Signore: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa». Il Signore disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male». Satana rispose al Signore: «È forse per nulla che Giobbe teme Dio? 10 Non l’hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e il suo bestiame ricopre tutto il paese. 11 Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia». 12 Il Signore disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stendere la mano sulla sua persona». E Satana si ritirò dalla presenza del Signore.

Giobbe perde i suoi beni e la sua famiglia

13 (D)Un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore, giunse a Giobbe un messaggero a dirgli: 14 «I buoi stavano arando e le asine pascolavano là vicino, 15 quand’ecco i Sabei sono piombati loro addosso e li hanno portati via; hanno passato a fil di spada i servi; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire». 16 Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «Il fuoco di Dio è caduto dal cielo, ha colpito le pecore e i servi e li ha divorati; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».

17 Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «I Caldei hanno formato tre bande, si sono gettati sui cammelli e li hanno portati via; hanno passato a fil di spada i servi; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».

18 Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «I tuoi figli e le tue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore; 19 ed ecco che un gran vento, venuto dall’altra parte del deserto, ha investito i quattro canti della casa, che è caduta sui giovani; essi sono morti; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».

20 Allora Giobbe si alzò, si stracciò il mantello, si rase il capo, si prostrò a terra e adorò dicendo: 21 «Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerò in grembo alla terra[d]; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore».

22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa.

Giobbe colpito da un’ulcera maligna

(E)Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al Signore, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro a presentarsi davanti al Signore. Il Signore disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al Signore: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa». Il Signore disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, benché tu mi abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo». Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia». Il Signore disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita».

Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo; Giobbe prese un coccio con cui grattarsi e si sedette in mezzo alla cenere. Sua moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio e muori!» 10 Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?» In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

I tre amici di Giobbe

11 (F)Tre amici di Giobbe, Elifaz di Teman, Bildad di Suac e Zofar di Naama, avendo udito tutti questi mali che gli erano piombati addosso, partirono, ciascuno dal proprio paese, e si misero d’accordo per venire a confortarlo e a consolarlo. 12 Alzati gli occhi da lontano, essi non lo riconobbero e piansero ad alta voce; si stracciarono i mantelli e si cosparsero il capo di polvere gettandola verso il cielo. 13 Rimasero seduti per terra, presso di lui, sette giorni e sette notti; nessuno di loro gli disse parola, perché vedevano che il suo dolore era molto grande.

Il lamento di Giobbe

(G)Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.

E cominciò a parlare così:

«Perisca il giorno che io nacqui e la notte in cui si disse: “È stato concepito un maschio!”

Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Dio dall’alto, né splenda su di esso la luce!

Se lo riprendano le tenebre e l’ombra di morte, resti su di esso una fitta nuvola, le eclissi lo riempiano di paura!

Quella notte diventi preda di un buio cupo, non venga contata tra i giorni dell’anno, non entri nel novero dei mesi!

Quella notte sia notte sterile e non vi si oda grido di gioia.

La maledicano quei che maledicono i giorni[e] e sono esperti nell’evocare il drago[f].

Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, aspetti la luce e la luce non venga, e non contempli le palpebre dell’alba,

10 poiché non chiuse la porta del grembo che mi portava e non celò l’affanno agli occhi miei.

11 Perché non morii fin dal seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dal suo grembo?

12 Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?

13 Ora giacerei tranquillo, dormirei, e avrei così riposo

14 con i re e con i consiglieri della terra che si costruirono mausolei,

15 con i prìncipi che possedevano oro e che riempirono d’argento le loro case;

16 oppure, come l’aborto nascosto, non esisterei, sarei come i feti che non videro la luce.

17 Là cessano gli empi di tormentare gli altri, là riposano gli stanchi;

18 là i prigionieri hanno pace tutti insieme, senza udir voce d’aguzzino.

19 Piccoli e grandi sono là insieme, lo schiavo è libero dal suo padrone.

20 Perché dare la luce all’infelice, e la vita a chi ha l’anima nell’amarezza?

21 Essi aspettano la morte che non viene, la ricercano più che i tesori nascosti.

22 Si rallegrerebbero fino a giubilarne, esulterebbero se trovassero una tomba.

23 Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura e che Dio ha stretto in un cerchio?

24 Io sospiro anche quando prendo il mio cibo, e i miei gemiti si spargono come acqua.

25 Non appena temo un male, esso mi colpisce; e quel che mi spaventa, mi piomba addosso.

26 Non trovo riposo, né tranquillità, né pace; il tormento è continuo!»

Rimprovero di Elifaz a Giobbe

(H)Allora Elifaz di Teman rispose e disse:

«Se provassimo a dirti una parola, ti darebbe fastidio? Ma chi potrebbe trattenere le parole?

Tu ne hai ammaestrati molti, hai fortificato le mani stanche;

e le tue parole hanno rialzato chi stava cadendo, hai rafforzato le ginocchia vacillanti;

e ora che il male piomba su di te, ti lasci abbattere; ora che è giunto fino a te, sei tutto smarrito.

Il tuo timor di Dio non ti dà fiducia, e l’integrità della tua vita non è la tua speranza?

Ricorda: quale innocente perì mai? Dove furono mai distrutti gli uomini retti?

Io per me ho visto che coloro che arano iniquità e seminano tormenti, ne mietono i frutti.

Al soffio di Dio essi periscono, dal vento della sua ira sono consumati.

10 Spenta è la voce del ruggente, sono spezzati i denti dei leoncelli.

11 Perisce per mancanza di preda il forte leone, e restano dispersi i piccini della leonessa.

12 (I)«Una parola mi è furtivamente giunta, e il mio orecchio ne ha colto il lieve sussurro.

13 Tra i pensieri delle visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali,

14 uno spavento mi prese, un tremore, che mi fece fremer tutte le ossa.

15 Uno spirito mi passò davanti e i peli mi si rizzarono addosso.

16 Si fermò, ma non riconobbi il suo sembiante; una figura mi stava davanti agli occhi e udii una voce sommessa che diceva:

17 “Può il mortale essere giusto davanti a Dio? Può l’uomo essere puro davanti al suo Creatore?

18 Ecco, Dio non si fida dei suoi servi[g] e trova difetti nei suoi angeli;

19 quanto più in quelli che stanno in case d’argilla, che hanno per fondamento la polvere e sono schiacciati al pari delle tignole!

20 Fra la mattina e la sera sono infranti; periscono per sempre, senza che nessuno se ne accorga.

21 La corda della loro tenda è strappata, e muoiono senza possedere la saggezza”.

Nuova Riveduta 2006 (NR2006)

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