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Elifaz esorta Giobbe ad accettare il suo castigo

(A)«Chiama pure! C’è forse chi ti risponda? A quale dei santi[a] vorrai tu rivolgerti?

No, il cruccio non uccide che l’insensato e l’irritazione fa morire lo stolto.

Io ho visto l’insensato mettere radici, ma ben presto ho dovuto maledire la sua casa.

I suoi figli vanno privi di soccorso, sono oppressi alla porta della città e non c’è chi li difenda.

L’affamato gli divora il raccolto, glielo ruba perfino dalle spine; l’assetato gli trangugia i beni.

Infatti la sventura non spunta dalla terra, né il dolore germina dal suolo;

ma l’uomo nasce per soffrire, come la favilla per volare in alto.

(B)«Io però vorrei cercare Dio, a Dio vorrei esporre la mia causa;

a lui, che fa cose grandi, imperscrutabili, meraviglie innumerevoli;

10 che sparge la pioggia sopra la terra e manda l’acqua sui campi;

11 che innalza quelli che erano abbassati e pone in salvo gli afflitti, in luogo elevato;

12 che sventa i disegni degli astuti, sicché le loro mani non giungono a eseguirli;

13 che prende gli abili nella loro astuzia[b], sicché il consiglio degli scaltri va in rovina.

14 Di giorno essi incorrono nelle tenebre, a mezzogiorno brancolano come di notte.

15 Ma Dio salva il meschino dalla spada della loro bocca, e il povero dalla mano del potente.

16 Così per il misero c’è speranza, mentre l’iniquità chiude la bocca.

17 (C)«Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente;

18 perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono.

19 In sei sciagure egli sarà il tuo liberatore, e in sette il male non ti toccherà.

20 In tempo di carestia ti scamperà dalla morte, in tempo di guerra dai colpi della spada.

21 Sarai sottratto al flagello della lingua, non temerai quando verrà il disastro.

22 In mezzo al disastro e alla fame riderai, non temerai le belve della terra;

23 perché avrai per alleate le pietre del suolo, e gli animali dei campi saranno con te in pace.

24 Saprai al sicuro la tua tenda; e, visitando i tuoi pascoli, vedrai che non ti manca nulla.

25 Saprai che la tua discendenza moltiplica, che i tuoi rampolli crescono come l’erba dei campi.

26 Te ne andrai maturo alla tomba, come i covoni di grano si accumulano a suo tempo.

27 Ecco quel che abbiamo trovato, riflettendo. Così è. Tu ascolta e fanne tesoro».

Amarezza di Giobbe

(D)Allora Giobbe rispose:

«Ah, se il mio travaglio si pesasse, se le mie calamità si mettessero tutte insieme sulla bilancia!

Sarebbero trovati più pesanti della sabbia del mare. Ecco perché le mie parole sono temerarie.

Infatti le saette dell’Onnipotente mi trafiggono, lo spirito mio ne succhia il veleno; i terrori di Dio si schierano in battaglia contro di me.

L’asino selvatico raglia forse quando ha l’erba davanti? Muggisce forse il bue davanti alla pastura?

Si può forse mangiare ciò che è insipido, senza sale? C’è qualche gusto in un chiaro d’uovo?

Mi rifiuto di toccare una simile cosa, essa è per me come un cibo ripugnante.

Oh, mi avvenisse pure quel che chiedo, e mi desse Dio quel che spero!

Volesse pure Dio schiacciarmi, stendere la mano e tagliare il filo dei miei giorni!

10 Sarebbe questo un conforto per me, esulterei nei dolori che egli non mi risparmia; poiché non ho rinnegato le parole del Santo.

11 Che è mai la mia forza perché io speri ancora? Che fine mi aspetta perché io sia paziente?

12 La mia forza è come la forza delle pietre? E la mia carne è forse di bronzo?

13 Non c’è forza in me, la saggezza è stata allontanata da me.

Giobbe rileva l’insensibilità dei suoi amici

14 (E)«Pietà deve l’amico a colui che soccombe, se anche abbandonasse il timore dell’Onnipotente.

15 Ma i fratelli miei si sono mostrati infidi come un torrente, come l’acqua di torrenti che passa.

16 Il ghiaccio li rende torbidi e la neve vi si scioglie;

17 ma passato il tempo delle piene, svaniscono; quando sentono il caldo, scompaiono dal loro luogo.

18 Le carovane che si dirigono là mutano strada, s’inoltrano nel deserto e vi periscono.

19 Le carovane di Tema li cercavano con lo sguardo, i viandanti di Seba vi contavano su,

20 ma furono delusi nella loro fiducia; giunti sul luogo, rimasero confusi.

21 Tali siete divenuti voi per me; vedete uno che fa orrore e vi prende la paura.

22 Vi ho forse detto: “Datemi qualcosa”, oppure: “Con i vostri beni fate un dono a mio favore”;

23 oppure: “Liberatemi dalla stretta del nemico”, oppure: “Scampatemi dalla mano dei prepotenti”?

24 Ammaestratemi, e starò in silenzio; fatemi capire in che cosa ho errato.

25 Quanto sono efficaci le parole rette! Ma la vostra riprensione che vale?

26 Volete dunque biasimare delle parole? Ma le parole di un disperato se le porta il vento!

27 Voi sareste capaci di tirare a sorte l’orfano e di vendere il vostro amico!

28 Ebbene, guardatemi pure e vedete se io vi mento spudoratamente.

29 Ripensateci, non commettete errori! Ripensateci, la mia giustizia è ancora presente.

30 C’è qualche errore sulla mia lingua? Il mio palato non distingue più quel che è male?

Sofferenza e ribellione di Giobbe

(F)«La vita dell’uomo sulla terra è come quella di un soldato; i suoi giorni sono simili ai giorni di un mercenario.

Come lo schiavo anela l’ombra, come l’operaio aspetta il suo salario,

così a me toccano mesi di sciagura, mi sono assegnate notti di dolore.

Non appena mi corico, dico: “Quando mi alzerò?” Ma la notte si prolunga, e mi sazio di agitazioni fino all’alba.

La mia carne è coperta di vermi e di croste polverose, la mia pelle si richiude, poi riprende a suppurare.

I miei giorni se ne vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza.

Ricòrdati che la mia vita è un soffio! L’occhio mio non vedrà più il bene.

Lo sguardo di chi ora mi vede non mi potrà più scorgere; gli occhi tuoi mi cercheranno, ma io non sarò più.

La nuvola svanisce e si dilegua; così chi scende nel soggiorno dei morti non ne risalirà;

10 non tornerà più nella sua casa e il luogo dove stava non lo riconoscerà più.

11 Io, perciò, non terrò chiusa la bocca; nell’angoscia del mio spirito io parlerò, mi lamenterò nell’amarezza dell’anima mia.

12 Sono io forse il mare o un mostro marino che tu ponga intorno a me una guardia?

13 Quando dico: “Il mio letto mi darà sollievo, il mio giaciglio allevierà la mia pena!”,

14 tu mi sgomenti con sogni e mi spaventi con visioni;

15 io preferisco soffocare, a queste mie ossa preferisco la morte.

16 Io mi sto consumando; non vivrò sempre; ti prego, lasciami stare; i giorni miei non sono che un soffio.

17 Che cos’è l’uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu t’interessi a lui,

18 lo visiti ogni mattina e lo metta alla prova ogni istante?

19 Quando cesserai di tenere lo sguardo fisso su di me? Quando mi darai tempo d’inghiottire la mia saliva?

20 Se ho peccato, che ho fatto a te, o guardiano degli uomini? Perché hai fatto di me il tuo bersaglio a tal punto che sono divenuto un peso a me stesso?

21 Perché non perdoni le mie trasgressioni e non cancelli la mia iniquità? Poiché presto giacerò nella polvere; tu mi cercherai, ma io non sarò più».

Footnotes

  1. Giobbe 5:1 Santi, cioè angeli.
  2. Giobbe 5:13 +1 Co 3:19.