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C'era nel paese di Uz un uomo chiamato Giobbe. Quest'uomo era integro e retto, temeva DIO e fuggiva il male.

Gli erano nati sette figli e tre figlie.

Inoltre possedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia di buoi, cinquecento asine e un grandissimo numero di servi. Cosí quest'uomo era il piú grande di tutti gli Orientali.

I suoi figli solevano andare a banchettare in casa di ciascuno, nel suo giorno, e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro.

Quando la serie dei giorni di banchetto era terminata. Giobbe li andava a chiamare per purificarli, si alzava al mattino presto e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro, perché Giobbe pensava: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano bestemmiato DIO nel loro cuore». Cosí faceva Giobbe ogni volta.

Un giorno avvenne che i figli di DIO andarono a presentarsi davanti all'Eterno e in mezzo a loro andò anche Satana.

L'Eterno disse a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose all'Eterno e disse: «Dall'andare avanti e indietro sulla terra e dal percorrerla su e giú».

L'Eterno disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Poiché sulla terra non c'è nessun altro come lui, che è integro retto, tema DIO e fugga il male».

Allora Satana rispose all'Eterno e disse: «E' forse per nulla che Giobbe teme DIO?»

10 Non hai tu messo un riparo tutt'intorno a lui, alla sua casa e a tutto ciò che possiede? Tu hai benedetto l'opera delle sue mani e il suo bestiame è grandemente cresciuto nel paese.

11 Ma stendi la tua mano e tocca tutto ciò che possiede e vedrai se non ti maledice in faccia».

12 L'Eterno disse a Satana: «Ecco, tutto ciò che possiede è in tuo potere non stendere però la mano sulla sua persona». Così Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno.

13 Cosí un giorno avvenne che mentre i suoi figli e le sue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore, giunse da Giobbe un messaggero a dirgli:

14 «I buoi stavano arando e le asine pascolavano nelle vicinanze,

15 quando i Sabei sono piombati loro addosso, e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i servi. Io solo sono scampato per venire a dirtelo».

16 Egli stava ancora parlando, quando giunse un altro e disse: «Il fuoco di DIO è caduto dal cielo, ha investito pecore e servi e li ha divorati. Io solo sono scampato per venire a dirtelo».

17 Egli stava ancora parlando, quando giunse un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande, si sono gettati sui cammelli e li hanno portati via, e hanno passato a fil di spada i servi. Io solo sono scampato per venire a dirtelo».

18 Egli stava ancora parlando, quando giunse un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore.

19 quand'ecco un vento impetuoso, venuto dal deserto, ha investito i quattro angoli della casa che è caduta sui giovani, ed essi sono morti. Io solo sono scampato per venire a dirtelo».

20 Allora Giobbe si alzò, si stracciò il suo mantello e si rase il capo; poi cadde a terra e adorò,

21 e disse: «Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. L'Eterno ha dato e l'Eterno ha tolto. Sia benedetto il nome dell'Eterno».

22 In tutto questo Giobbe non peccò e non accusò DIO di alcuna ingiustizia.

Un giorno avvenne che i figli di DIO, andarono a presentarsi davanti all'Eterno, e in mezzo a loro andò anche Satana a presentarsi davanti all'Eterno.

L'Eterno disse a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose all'Eterno: «Dall'andare avanti e indietro sulla terra e dal percorrerla su e giú». L'Eterno disse a Satana:

«Hai notato il mio servo Giobbe? Poiché sulla terra non c'è nessun altro come lui, che sia integro, retto, tema DIO e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, nonostante tu mi abbia istigato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo».

Allora Satana rispose all'Eterno e disse: «Pelle per pelle! Tutto ciò che possiede, l'uomo è disposto a darlo per la sua vita.

Ma stendi la tua mano e tocca le sue ossa e la sua carne e vedrai se non ti maledice in faccia».

L'Eterno disse a Satana: «Eccolo in tuo potere; risparmia però la sua vita».

Cosí Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno e colpí Giobbe di un'ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo.

Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.

Allora sua moglie gli disse: «Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici DIO e muori!».

10 Ma egli disse a lei: «Tu parli come parlerebbe una donna insensata. Se da DIO accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

11 Quando tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte queste sciagure che si erano abbattute su di lui, vennero ciascuno dal suo paese, Elifaz di Teman, Bildad di Shuah e Tsofar di Naamath; essi infatti si erano messi d'accordo per venire a fargli le condoglianze e a consolarlo.

12 Alzarono gli occhi da lontano ma non lo poterono riconoscere; allora si misero a piangere a gran voce, e ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere gettandola verso il cielo.

13 Poi si sedettero accanto a lui per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una sola parola, perché vedevano che il suo dolore era molto grande.

Allora Giobbe aprí la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.

Cosí Giobbe prese la parola e disse:

«Perisca il giorno in cui nacqui e la notte che disse: E' stato concepito un maschio!".

Quel giorno sia tenebre, non se ne curi Dio dall'alto, né splenda su di esso la luce!

Se lo riprendano le tenebre e l'ombra di morte, si posi su di esso una nube, la tempesta del giorno lo spaventi!

Quella notte se la prenda l'oscurità non sia inclusa nei giorni dell'anno, non entri nel conto dei mesi!

Sí, quella notte sia notte sterile, non penetri in essa alcun grido di gioia.

La maledicano quelli che maledicono il giorno, quelli esperti nell'evocare Leviathan.

Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, aspetti la luce, ma non ne abbia alcuna e non veda lo spuntar del giorno

10 perché non chiuse la porta del grembo di mia madre e non celò il dolore ai miei occhi.

11 Perché non sono morto nel grembo di mia madre? Perché non spirai appena uscito dal suo ventre?

12 Perché mai mi hanno accolto le ginocchia, e le mammelle per poppare?

13 Sí, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei riposo,

14 insieme ai re e ai consiglieri della terra, che si sono costruiti rovine desolate,

15 o insieme ai principi che possedevano oro o che riempirono d'argento i loro palazzi.

16 O perché non sono stato come un aborto nascosto, come bimbi che non hanno mal visto la luce?

17 Laggiú i malvagi smettono di tormentare, laggiú riposano gli stanchi.

18 Laggiú I prigionieri stanno tranquilli insieme, senza piú sentire la voce dell'aguzzino.

19 Laggiú ci sono piccoli e grandi, e lo schiavo è libero dal suo padrone.

20 Perché dar la luce all'infelice e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza

21 i quali aspettano la morte che non viene e la ricercano piú dei tesori nascosti;

22 Si rallegrano grandemente ed esultano quando trovano la tomba?

23 Perché dar la luce a un uomo la cui via è nascosta, e che Dio ha rinchiuso da ogni parte?

24 Invece che prender cibo io sospiro, e I miei gemiti sgorgano come acqua.

25 Poiché quel che grandemente temo mi piomba addosso, e ciò che mi spaventa mi succede.

26 Non ho tranquillità, non ho quiete non ho riposo, ma mi assale l'agitazione».

Allora Elifaz di Teman rispose e disse:

«Se qualcuno provasse a parlarti. ti darebbe fastidio? Ma chi potrebbe trattenere le parole?

Ecco tu ne hai ammaestrati molti e hai fortificato le mani stanche,

le tue parole hanno sorretto i vacillanti, e hai rinfrancato le ginocchia che si piegavano.

Ma ora che il male succede a te, vieni meno; ha colpito te, e sei tutto smarrito.

La tua pietà non è forse la tua fiducia, e l'integrità della tua condotta, la tua speranza?

Ricorda: quale innocente è mai perito, e quando mai furono distrutti gli uomini retti?

Come io stesso ho visto, quelli che arano iniquità e seminano guai, ne raccolgono i frutti.

Al soffio di Dio periscono dal vento della sua ira sono consumati.

10 Il ruggito del leone la voce del leone feroce e i denti dei leoncelli sono spezzati.

11 Il leone trova la morte per mancanza di preda, e i piccoli della leonessa sono dispersi.

12 Una parola mi è furtivamente giunta, e il mio orecchio ne ha colto il sussurro.

13 Fra i pensieri delle visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali,

14 uno spavento mi prese e un fremito che fece tremare tutte le mie ossa.

15 Uno spirito mi passò davanti e i peli del mio corpo si rizzarono.

16 Si fermò, ma non potei riconoscere i suo aspetto; una figura mi stava davanti agli occhi; c'era silenzio poi udii una voce che diceva:

17 "Può un mortale essere piú giusto di Dio? Può un uomo essere piú puro del suo Fattore

18 Ecco, egli non si fida neppure dei suoi servi, e riscontra difetti persino nei suoi angeli;

19 quanto piú in quelli che abitano in case di argilla, il cui fondamento è nella polvere, e sono schiacciati come una tarma.

20 Dalla mattina alla sera sono distrutti; periscono per sempre, senza che nessuno ci badi.

21 La corda della loro tenda non viene forse strappata? Essi muoiono, ma senza sapienza"».

«Grida pure! C'è forse qualcuno che ti risponde? A chi tra i santi ti rivolgerai?

L'ira infatti uccide lo stolto, e la gelosia fa morire lo sciocco.

Ho visto lo stolto mettere radici, ma ben presto ho maledetto la sua dimora.

I suoi figli non hanno alcuna sicurezza, sono oppressi alla porta, e non c'è alcuno che li difenda.

L'affamato divora la sua messe, gliela porta via anche tra le spine, e un laccio ne divora i beni.

Poiché la malvagità non esce fuori dalla polvere, e la fatica non germoglia dalla terra;

ma l'uomo nasce per soffrire, come la favilla per volare in alto.

Io però cercherei Dio, e a Dio affiderei la mia causa,

a lui, che fa cose grandi e imperscrutabili meraviglie senza numero,

10 che dà la pioggia sulla terra e manda le acque sui campi

11 innalza gli umili e mette al sicuro in alto gli amitti.

12 Rende vani i disegni degli scaltri, e così le loro mani non possono eseguire i loro piani;

13 prende i savi nella loro astuzia, e il consiglio dei disonesti va presto in fumo.

14 Di giorno essi incappano nelle tenebre, in pieno mezzodí brancolano come di notte;

15 ma Dio salva il bisognoso dalla spada, dalla bocca dei potenti e dalle loro mani.

16 Cosí c'è speranza per il misero, ma l'ingiustizia chiude la sua bocca.

17 Ecco, beato l'uomo che Dio castiga perciò tu non disprezzare la correzione dell'Onnipotente;

18 poiche egli fa la piaga, ma poi la fascia, ferisce, ma le sue mani guariscono.

19 In sei sventure egli ti libererà, sí, in sette il male non ti toccherà.

20 In tempo di carestia ti scamperà dalla morte, in tempo di guerra dalla forza della spada.

21 Sarai sottratto al flagello della lingua, non temerai quando verrà la distruzione.

22 Riderai della distruzione e della carestia, e non avrai paura delle belve della terra;

23 poiché avrai un patto con le pietre del suolo, e le bestie dei campi saranno in pace con te.

24 Saprai che la tua tenda è al sicuro; visiterai i tuoi pascoli e troverai che nulla manca.

25 Ti renderai conto che i tuoi discendenti sono numerosi, e i tuoi rampoli come l'erba dei campi.

26 Scenderai nella tomba in età avanzata, come nella sua stagione si raduna un mucchio di covoni.

27 Ecco ciò che abbiamo trovato; è cosí. Ascoltalo e fanne profitto».

'Giobbe 1-5' not found for the version: La Bibbia della Gioia.

I. PROLOGO

Satana mette Giobbe alla prova

C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. Gli erano nati sette figli e tre figlie; possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.

Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.

Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10 Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11 Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». 12 Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.

13 Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, 14 un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, 15 quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

16 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

17 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

18 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, 19 quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò 21 e disse:

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».

22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».

Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». 10 Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».

In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

11 Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. 12 Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. 13 Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.

II. DIALOGO

1. PRIMO CICLO DI DISCORSI

Giobbe maledice il giorno della sua nascita

Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; prese a dire:

Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: «E' stato concepito un
uomo!».
Quel giorno sia tenebra,
non lo ricerchi Dio dall'alto,
né brilli mai su di esso la luce.
Lo rivendichi tenebra e morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!
Quel giorno lo possieda il buio
non si aggiunga ai giorni dell'anno,
non entri nel conto dei mesi.
Ecco, quella notte sia lugubre
e non entri giubilo in essa.
La maledicano quelli che imprecano al giorno,
che sono pronti a evocare Leviatan.
Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
speri la luce e non venga;
non veda schiudersi le palpebre dell'aurora,
10 poiché non mi ha chiuso il varco del grembo
materno,
e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!
11 E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
12 Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e perché due mammelle, per allattarmi?
13 Sì, ora giacerei tranquillo,
dormirei e avrei pace
14 con i re e i governanti della terra,
che si sono costruiti mausolei,
15 o con i principi, che hanno oro
e riempiono le case d'argento.
16 Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bimbi che non hanno visto la luce.
17 Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi,
laggiù riposano gli sfiniti di forze.
18 I prigionieri hanno pace insieme,
non sentono più la voce dell'aguzzino.
19 Laggiù è il piccolo e il grande,
e lo schiavo è libero dal suo padrone.
20 Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore,
21 a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,
22 che godono alla vista di un tumulo,
gioiscono se possono trovare una tomba...
23 a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio da ogni parte ha sbarrato?
24 Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
25 perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.
26 Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!

Fiducia in Dio

Elifaz il Temanita prese la parola e disse:

Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
Ma chi può trattenere il discorso?
Ecco, tu hai istruito molti
e a mani fiacche hai ridato vigore;
le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
capita a te e ne sei sconvolto.
La tua pietà non era forse la tua fiducia
e la tua condotta integra, la tua speranza?
Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.
A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
10 Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo
e i denti dei leoncelli sono frantumati.
11 Il leone è perito per mancanza di preda
e i figli della leonessa sono stati dispersi.
12 A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
13 Nei fantasmi, tra visioni notturne,
quando grava sugli uomini il sonno,
14 terrore mi prese e spavento
e tutte le ossa mi fece tremare;
15 un vento mi passò sulla faccia,
e il pelo si drizzò sulla mia carne...
16 Stava là ritto uno, di cui non riconobbi
l'aspetto,
un fantasma stava davanti ai miei occhi...
Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
17 «Può il mortale essere giusto davanti a Dio
o innocente l'uomo davanti al suo creatore?
18 Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e ai suoi angeli imputa difetti;
19 quanto più a chi abita case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
20 annientati fra il mattino e la sera:
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
21 La funicella della loro tenda non viene forse
strappata?
Muoiono senza saggezza!».

Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10 che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11 Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12 rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13 coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14 Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15 mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16 C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17 Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18 perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19 Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20 nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21 sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22 Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23 con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24 Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25 Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26 Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27 Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.