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31 L'Eterno parlò ancora a Mosè, dicendo:

«Vedi, io ho chiamato per nome Betsaleel, figlio di Uri, figlio di Hur, della tribú di Giuda;

e l'ho riempito dello Spirito di DIO, di sapienza, di intelligenza, di conoscenza e di ogni abilità,

per ideare disegni artistici, per lavorare l'oro, l'argento e il bronzo,

per scolpire pietre da incastonare, per intagliare il legno e per eseguire ogni sorta di lavori.

Ed ecco, gli ho dato per compagno Oholiab, figlio i Ahisamak, della tribú di Dan; e ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili, perché possano fare tutto ciò che ti ho ordinato:

la tenda di convegno, l'arca della testimonianza e il propiziatorio che vi sta sopra, e tutti gli arredi della tenda,

la tavola e i suoi utensili, il candelabro d'oro puro e tutti i suoi utensili, l'altare dell'incenso,

l'altare degli olocausti e tutti i suoi utensili, la conca e la sua base,

10 le vesti finemente tessute, e le vesti sacre per il sacerdote Aaronne e le vesti dei suoi figli per servire come sacerdoti,

11 l'olio dell'unzione e l'incenso profumato per il luogo santo. Essi faranno secondo tutto ciò che ti ho ordinato».

12 L'Eterno parlò ancora a Mosè, dicendo:

13 «parla anche ai figli d'Israele, dicendo: Badate bene di osservare i miei sabati, perché è un segno fra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono l'Eterno che vi santifica.

14 Osserverete dunque il sabato, perché è per voi un giorno santo; chi lo profana sarà messo a morte; chiunque fa in esso qualche lavoro sarà sterminato da mezzo del suo popolo.

15 Si lavorerà sei giorni; ma il settimo giorno è sabato di riposo, sacro all'Eterno; chiunque farà qualche lavoro nel giorno di sabato sarà messo a morte.

16 I figli d'Israele perciò osserveranno il sabato, celebrando il sabato di generazione in generazione, come un patto perpetuo.

17 Esso è un segno perpetuo fra me e i figli d'Israele, poiché in sei giorni l'Eterno fece i cieli e la terra, e il settimo giorno si riposò e fu ristorato».

18 Quando l'Eterno ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte col dito di DIO.

32 Or il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: «Orsù, facci un dio che vada davanti a noi, perché quanto a Mosè, l'uomo che ci ha fatto uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa gli sia accaduto».

Aaronne rispose loro: «Staccate gli anelli d'oro che sono agli orecchi delle vostre mogli, dei vostri figli e delle vostre figlie e portatemeli».

Così tutto i popolo staccò gli anelli d'oro che avevano ai loro orecchi e li portò ad Aaronne,

il quale li prese dalle loro mani e, dopo averlo modellato con il cesello, ne fece un vitello di metallo fuso. Allora essi dissero: «O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!».

Quando Aaronne vide questo, eresse un altare davanti ad esso e fece un bando che diceva: «Domani sarà festa in onore dell'Eterno!».

l'indomani essi si alzarono presto, offrirono olocausti e recarono dei sacrifici di ringraziamento; il popolo si adagiò per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi.

l'Eterno disse allora a Mosè: «Va

si sono presto sviati dalla strada che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un vitello di metallo fuso, si sono prostrati davanti ad esso, gi hanno offerto sacrifici e hanno detto: "O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto"».

L'Eterno disse ancora a Mosè: «Ho visto questo popolo, ed ecco, è un popolo dal collo duro.

10 Or dunque, lasciami fare, affinché la mia ira si accenda contro di loro e li consumi; ma di te io farò una grande nazione».

11 Allora Mosè supplicò l'Eterno, il suo DIO, e disse: «Perché, o Eterno, dovrebbe la tua ira accendersi contro il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con mano forte?

12 Perché dovrebbero gli Egiziani dire: "Egli li ha fatti uscire per fare loro del male, per ucciderli sui monti e per sterminarli dalla faccia della terra"? Desisti dalla tua ira ardente e cambia la tua intenzione di far del male al tuo popolo.

13 Ricordati di Abrahamo, d'Isacco d'Israele, tuoi servi, ai quali giurasti per te stesso, dicendo loro: "Io moltiplicherò la vostra discendenza come le stelle del cielo e darò alla vostra discendenza tutto questo paese di cui ti ho parlato, ed essa lo possederà per sempre"».

14 Così l'Eterno cambiò intenzione circa il male che aveva detto di fare al suo popolo.

15 Allora Mosè si voltò e scese dal monte con le due tavole della testimonianza nelle mani, tavole scritte su entrambi i lati, davanti e di dietro.

16 Le tavole erano opera di DIO e la scrittura era scrittura di DIO, incisa sulle tavole.

17 Or Giosuè, udendo il clamore del popolo che gridava, disse a Mosè: «C'è un rumore di guerra nell'accampamento».

18 Ma egli rispose: «Questo non né un grido di vittoria, né un grido di sconfitta; il clamore che io odo è di gente che canta».

19 Come fu vicino all'accampamento, vide il vitello e le danze; allora l'ira di Mosè si accese ed egli gettò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi del monte.

20 Poi prese il vitello che essi avevano fatto, lo bruciò col fuoco e lo ridusse in polvere; e sparse la polvere sull'acqua e la fece bere ai figli d'Israele.

21 Quindi Mosè disse ad Aaronne: «Che ti ha fatto questo popolo, che gli hai tirato addosso un così grande peccato?».

22 Aaronne rispose: «L'ira del mio signore non si accenda, tu stesso conosci questo popolo e sai che è inclinato al male.

23 Essi mi hanno detto: "Facci un dio che vada davanti a noi, perché Mosè, l'uomo che ci ha fatto uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia avvenuto di lui".

24 Allora io ho detto loro: "Chi ha dell'oro se lo levi di dosso". Così essi me l'hanno dato, io l'ho gettato nel fuoco, e ne è uscito fuori questo vitello».

25 Quando Mosè vide che il popolo era senza freno (e che Aaronne lo aveva lasciato sfrenare esponendolo all'obbrobrio dei suoi nemici),

26 si fermò all'ingresso dell'accampamento e disse: «Chiunque è per l'Eterno, venga a me!». E tutti i figli di Levi si radunarono vicino a lui.

27 Ed egli disse loro: «Così dice l'Eterno, il DIO d'Israele: "Ognuno di voi si metta la spada a fianco; passate e ripassate da un'entrata all'atra dell'accampamento, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno l'amico, ciascuno il vicino!"».

28 I figli di Levi fecero come aveva detto Mosè, e in quel giorno caddero circa tremila uomini.

29 Poi Mosè disse: «Consacratevi oggi all'Eterno, affinché egli vi dia una benedizione, perché ognuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello».

30 L'indomani Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ma ora io salirò all'Eterno; forse potrò fare espiazione per il vostro peccato».

31 Mosè dunque ritornò dall'Eterno e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d'oro.

32 Ciò nonostante ora, ti prego, perdona il loro peccato; se no deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».

33 Ma l'Eterno rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!

34 Ora va' conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio Angelo andrá davanti a te, ma nel giorno che verrò a punire io li punirò del loro peccato».

35 Così l'Eterno percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello che Aaronne aveva modellato

33 L'Eterno disse a Mosè: «Va

Io manderò un Angelo davanti a te e scaccerò i Cananei, gli Amorei, gli Hittei, i Perezei, gli Hivvei e i Gebusei.

Sali verso il paese dove scorre latte e miele, poiché io non salirò in mezzo a te, perché sei un popolo di collo duro, e non abbia così a sterminarti per via».

Quando il popolo udì queste funeste parole, fece cordoglio, e nessuno si mise i propri ornamenti.

Infatti l'Eterno aveva detto a Mosè: «Di'ai figli d'Israele: "Voi siete un popolo dal collo duro; se io salissi per un solo momento in mezzo a te, ti consumerei Perciò ora togliti i tuoi ornamenti e così saprò ciò ce devo fare con te"».

Così i figli d'Israele si spogliarono dei loro ornamenti, dalla partenza del monte Horeb in poi.

Quindi Mosè prese la tenda e la piantò fuori dell'accampamento, lontano dall'accampamento, e la chiamò la tenda di convegno; chiunque cercava l'Eterno, usciva verso la tenda di convegno, che era fuori dell'accampamento.

Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava, e ognuno se ne stava ritto all'ingresso della propria tenda e seguiva con lo sguardo Mosè, finché egli fosse entrato nella tenda

Come Mosè entrava nella tenda, la colonna di nuvola scendeva e si fermava all'ingresso della tenda, e l'Eterno parlava con Mosè.

10 Tutto il popolo vedeva la colonna di nuvola ferma all'ingresso della tenda; quindi tutto il popolo si alzava e ciascuno si prostrava all'ingresso della propria tenda.

11 Così l'Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all'accampamento. Ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane ministro, non si allontanava dalla tenda.

12 Poi Mosè disse all'Eterno: «Vedi, tu mi dici: "Fa'salire questo popolo". Ma tu non mi hai fatto sapere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e hai pure trovato grazia ai miei occhi".

13 Perciò ora, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, deh, fammi conoscere le tue vie, perché ti conosca e possa trovare grazia ai tuoi occhi. Considera inoltre che questa nazione è tuo popolo».

14 L'Eterno rispose: «La mia presenza andrà con te, e ti darò riposo».

15 Mosè allora gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui.

16 Come si potrà ora conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia ai tuoi occhi Non è forse perché tu vieni con noi? Così noi saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra».

17 L'Eterno disse a Mosè: «Farò anche questa cosa che hai chiesto, poiché tu hai trovato grazia ai miei occhi e ti conosco personalmente».

18 Allora Mosè disse: «De, fammi vedere la tua gloria!».

19 L'Eterno gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il nome dell'Eterno davanti a te. Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà».

20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo mi può vedere e vivere».

21 Quindi l'Eterno disse: «Ecco un luogo vicino a me; tu starai sulla roccia;

22 e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una fenditura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché io sia passato;

23 poi ritirerò la mano e mi vedrai di spalle; ma la mia faccia non si può vedere».

'Esodo 31-33' not found for the version: La Bibbia della Gioia.

Gli operai del santuario

31 Il Signore parlò a Mosè e gli disse: «Vedi, ho chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda. L'ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per concepire progetti e realizzarli in oro, argento e rame, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro. Ed ecco gli ho dato per compagno Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. Inoltre nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possano eseguire quanto ti ho comandato: la tenda del convegno, l'arca della Testimonianza, il coperchio sopra di essa e tutti gli accessori della tenda; la tavola con i suoi accessori, il candelabro puro con i suoi accessori, l'altare dei profumi e l'altare degli olocausti con tutti i suoi accessori, la conca con il suo piedestallo, 10 le vesti ornamentali, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio; 11 l'olio dell'unzione e il profumo degli aromi per il santuario. Essi eseguiranno ogni cosa secondo quanto ti ho ordinato».

Riposo sabbatico

12 Il Signore disse a Mosè: 13 «Quanto a te, parla agli Israeliti e riferisci loro: In tutto dovrete osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, per le vostre generazioni, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. 14 Osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo. Chi lo profanerà sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo. 15 Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte. 16 Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un'alleanza perenne. 17 Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti, perché il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e si è riposato».

Consegna a Mosè delle tavole della legge

18 Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio.

5. IL VITELLO D'ORO E L'ALLEANZA RINNOVATA

Il vitello d'oro

32 Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

Il Signore avverte Mosè

Allora il Signore disse a Mosè: «Và, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto».

Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. 10 Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione».

Preghiera di Mosè

11 Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente? 12 Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. 13 Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre».

14 Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.

Mosè spezza le tavole della legge

15 Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. 16 Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.

17 Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C'è rumore di battaglia nell'accampamento». 18 Ma rispose Mosè:

«Non è il grido di chi canta: Vittoria!
Non è il grido di chi canta: Disfatta!
Il grido di chi canta a due cori
io sento».

19 Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. 20 Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.

21 Mosè disse ad Aronne: «Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?». 22 Aronne rispose: «Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male. 23 Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato. 24 Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».

Zelo dei leviti

25 Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari. 26 Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: «Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. 27 Gridò loro: «Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente».

28 I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. 29 Allora Mosè disse: «Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione».

Nuova preghiera di Mosè

30 Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».

31 Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. 32 Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».

33 Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. 34 Ora và, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».

35 Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne.

L'ordine di partenza

33 Il Signore parlò a Mosè: «Su, esci di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: Alla tua discendenza la darò. Manderò davanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo, l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. Và pure verso la terra dove scorre latte e miele... Ma io non verrò in mezzo a te, per non doverti sterminare lungo il cammino, perché tu sei un popolo di dura cervice».

Il popolo udì questa triste notizia e tutti fecero lutto: nessuno più indossò i suoi ornamenti.

Il Signore disse a Mosè: «Riferisci agli Israeliti: Voi siete un popolo di dura cervice; se per un momento io venissi in mezzo a te, io ti sterminerei. Ora togliti i tuoi ornamenti e poi saprò che cosa dovrò farti».

Gli Israeliti si spogliarono dei loro ornamenti dal monte Oreb in poi.

La tenda

Mosè a ogni tappa prendeva la tenda e la piantava fuori dell'accampamento, ad una certa distanza dall'accampamento, e l'aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell'accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.

Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: guardavano passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. 10 Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. 11 Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava nell'accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall'interno della tenda.

Preghiera di Mosè

12 Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: Fà salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. 13 Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo».

14 Rispose: «Io camminerò con voi e ti darò riposo». 15 Riprese: «Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. 16 Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra».

17 Disse il Signore a Mosè: «Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome».

Mosè sulla montagna

18 Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».

19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». 20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».

22 E Gesú, riprendendo la parola, di nuovo parlò loro in parabole dicendo:

«Il regno dei cieli è simile a un re, il quale preparò le nozze di suo figlio.

E mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.

Di nuovo mandò altri servi dicendo: "Dite agl'invitati: Ecco, io ho apparecchiato il mio pranzo, i miei vitelli e i miei animali ingrassati sono ammazzati ed è tutto pronto; venite alle nozze".

Ma essi, non curandosene, se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari.

E gli altri, presi i suoi servi, li oltraggiarono e li uccisero.

Il re allora, udito ciò, si adirò e mandò i suoi eserciti per sterminare quegli omicidi e per incendiare la loro città.

Disse quindi ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gl'invitati non ne erano degni.

Andate dunque agli incroci delle strade e chiamate alle nozze chiunque troverete

10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti coloro che trovarono cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempí di commensali.

11 Ora il re, entrato per vedere i commensali, vi trovò un uomo che non indossava l'abito da nozze;

12 e gli disse: "amico come sei entrato qui senza avere l'abito da nozze?" E quegli rimase con la bocca chiusa.

13 Allora il re disse ai servi: "Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lí sarà il pianto e lo stridor di denti.

14 Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

15 Allora i farisei, allontanatisi, si consigliarono sul modo di coglierlo in fallo nelle parole,

16 E gli mandarono i propri discepoli, con gli erodiani, per dirgli: «Maestro, noi sappiamo che tu sei verace e che insegni la via di Dio in verità, senza preoccuparti del giudizio di alcuno, perché tu non riguardi all'apparenza delle persone.

17 Dicci dunque: Che te ne pare? è lecito o no pagare il tributo a Cesare?».

18 Ma Gesú, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti?

19 Mostratemi la moneta del tributo». Allora essi gli presentarono un denaro.

20 Ed egli disse loro: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?».

21 Essi gli dissero: «Di Cesare». Allora egli disse loro: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio».

22 Ed essi, udito ciò, si meravigliarono e, lasciatolo, se ne andarono.

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A che cosa assomiglia il Regno di Dio

22 Gesù raccontò molte altre parabole per rendere bene lʼidea del Regno dei Cieli.

«Per esempio», disse, «il Regno dei Cieli può essere illustrato dalla storia di un re che fece preparare un grande pranzo di nozze per il figlio. Erano state invitate molte persone, e quando il banchetto fu pronto, il re mandò i suoi messaggeri ad avvertire gli ospiti che era tempo di venire. Ma tutti rifiutarono. Allora mandò altri servi a dir loro: “Affrettatevi, perché tutto è pronto e lʼarrosto è già nel forno!”

Ma quelli che aveva invitato si limitarono a ridere ed ognuno andò per i fatti propri: chi nei campi, chi al proprio negozio. Altri, addirittura, malmenarono i messaggeri del re, li oltraggiarono e ne uccisero perfino alcuni.

Allora il re, adirato, mandò il suo esercito ad uccidere quegli assassini e a bruciare la loro città. Poi disse ai suoi servi: “Il banchetto è pronto, ma gli ospiti che ho invitato non erano degni di parteciparvi. Uscite allora, e mettetevi agli angoli delle strade ad invitare tutti quelli che vedrete!”

10 I servi ubbidirono e condussero tutti quelli che trovarono: buoni e cattivi. E la sala del banchetto fu piena. 11 Ma, quando il re entrò per vedere gli invitati, notò un uomo che non indossava lʼabito da cerimonia.

12 “Amico”, gli chiese, “come mai sei qui senza lʼabito da cerimonia?” Lʼuomo non rispose.

13 Allora il re comandò ai suoi servi “Legatelo, mani e piedi, e gettatelo fuori nelle tenebre, dove cʼè pianto e stridor di denti”. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi ammessi».

15 Allora i farisei si riunirono per trovare il modo di intrappolare Gesù, facendogli dire qualcosa di compromettente, tanto da poterlo arrestare. 16 Decisero di mandare alcuni dei loro uomini insieme con gli Erodiani a porgli questa domanda: «Signore, sappiamo che tu sei molto onesto, insegni la volontà di Dio e non ti preoccupi di ciò che pensa la gente, perché non guardi in faccia nessuno. 17 Dicci ora, è giusto o no pagare le tasse al governo romano?»

18 Ma Gesù capì a che cosa miravano.

«Ipocriti!» esclamò, «chi volete ingannare con le vostre domande? 19 Fatemi vedere una moneta». Gli diedero un denaro romano. E Gesù domandò: 20 «Di chi è questa effigie? E di chi è il nome sotto lʼeffigie?»

21 «Di Cesare», risposero. «Bene, allora», disse Gesù, «datelo a Cesare, se è di Cesare, ma date a Dio tutto ciò che è di Dio!»

22 A questa risposta rimasero sorpresi e confusi, e se ne andarono via.

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Parabola del banchetto nuziale

22 Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10 Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, 12 gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Il tributo a Cesare

15 Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16 Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. 17 Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?». 18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? 19 Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20 Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». 21 Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». 22 A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

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